La storiografia delle matematiche nell'Ottocento
La storiografia delle matematiche in Italia nell'Ottocento non subì quelle fasi di declino che caratterizzarono la ricerca matematica nell'età della Restaurazione e si propose per tutto il secolo con notevole continuità. Figlia in qualche modo della storiografia dell'Illuminismo, che aveva ampliato gli orizzonti della storia politica e istituzionale, la storiografica delle matematiche rinasceva in Italia negli anni delle imprese di Bonaparte con un carattere di rivendicazione nazionale che mantenne per tutto un secolo.
I riferimenti storici dell'Encyclopédie, dell'Encyclopédie méthodique e poi i Rapports à l'Empereur troppo spesso trascuravano il ruolo degli italiani nel progresso delle scienze matematiche e fisiche. Così, anche con intenti rivendicazionisti, Cossali e Guglielmini studiarono l'opera di Leonardo Pisano, Venturi riscoperse i manoscritti scientifici di Leonardo, Mariano Fontana esaminò l'aritmetica di Maurolico, Michele Araldi compilò la storia contemporanea delle scienze matematiche e fisiche nelle prefazioni delle Memorie dell'Istituto Italiano. Un sostegno a questo tipo di studi veniva da pagine di alta eloquenza scritte da Vincenzo Monti e da Ugo Foscolo ("Italiani vi esorto alle storie").
Con una scansione temporale quasi regolare ci si presentano le opere di storia delle matematiche degli esuli in patria Giambattista Venturi, Pietro Franchini e Giandomenico Romagnosi, poi quelle "risorgimentali" di Guglielmo Libri e Silvestro Gherardi, l'infaticabile attività di Baldassarre Boncompagni, il lavoro critico volto a rinsaldare la nuova nazione di Antonio Favaro e Pietro Riccardi. La bibliografia, punto di riferimento di Boncompagni e di Riccardi, fu anche la base delle prime ricerche di Gino Loria.